Quando non ci ascolta
Una preoccupazione che accomuna la maggior parte dei genitori è farsi ascoltare dai figli. Che si tratti di bambini o giovani adolescenti, educare significa stabilire un legame di rispetto reciproco: avere il loro rispetto passa attraverso la comprensione dei loro bisogni e delle loro caratteristiche individuali. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Lorenza Furlan, psicoterapeuta e psicologa dell’età evolutiva, alla ricerca di qualche consiglio pratico.
1. Ricevere ascolto presuppone dare ascolto.
Far sì che il bambino o il ragazzo più grande presti attenzione alle nostre parole è un gioco di reciprocità e di scambi comunicativi che funziona se, noi per primi, siamo disponibili ad ascoltarli nelle loro richieste, se rispondiamo sinceramente alle loro domande e con pazienza.
2. I “no” possono essere rassicuranti.
Dire qualche “no” ed essere coerenti aiuta i bambini a comprendere che non sono onnipotenti, che non possono ottenere tutto ciò che desiderano. Nei più grandi i “no” ben motivati li aiutano a capire il funzionamento del vivere sociale ed il loro margine di azione in un mondo che a volte potrà anche chiudere loro le porte in faccia.
3. Regole e divieti proteggono i figli e mantengono l’equilibrio della famiglia.
Oltre ai semplici divieti che garantiscono l’incolumità fisica di bambini e ragazzi, le routine e gli orari, le procedure, la distribuzione dei ruoli infondono sicurezza e un senso di conforto e stabilità a tutti i membri della famiglia.
4. Non esagerate con il punto precedente.
Un buon indizio per capire se stiamo calcando troppo la mano è chiederci: “le regole che abbiamo fissato servono davvero al benessere dei figli? A chi servono?”.
5. Diamogli responsabilità adatte alla loro età.
Attendersi che ci ascoltino e facciano quanto richiesto loro è solo il secondo passo: valutiamo prima con attenzione se ciò che gli chiediamo è un compito che potrebbero portare a termine, troppo facile o troppo difficile. Promuoviamo gradualmente l’autonomia.
6. Cerchiamo di capire cosa significano i “no” di nostro figlio.
Nei bambini piccoli (più avanti anche in adolescenza) i loro “no” celano un bisogno di autonomia e di voler fare da soli. Sostenerne la spinta all’autonomia è un processo delicato, che vi vuole sempre osservatori attenti, anche quando lasciate andare un po’ la presa.