Overtourism? Non giriamoci dall’altra parte

Overtourism. È un termine che è ricorso più volte in questi mesi sulla stampa. Detto in inglese la parola ci fa un po’ di soggezione. Traduciamola in italiano: vuol dire sovraturismo e si riferisce ad un sovraffollamento di turisti. Il concetto così è un po’ più chiaro. Proviamo a dirlo in maniera ancora più semplice: ci sono siti, luoghi e località in cui ci sono troppi turisti da mettere in crisi strutture e servizi, da creare disagio ai cittadini residenti, da produrre una percezione negativa nei turisti stessi. C’è chi non vuole sentir parlare di questa questione perché – questo in sostanza è il suo pensiero – tanti turisti vogliono dire tanto lavoro, tanti soldi. Logica apparentemente stringente, ma visuale estremamente corta.

Non lo dico da oggi, ma desidero ripeterlo: anche Jesolo deve porsi il problema dei numeri. Deve porsi il problema della gestibilità della sue strutture, dei suoi servizi e, alla fin fine, della sua stessa sopravvivenza. Lo dico in modo un po’ crudo: Jesolo non può essere considerata la mucca alle cui mammelle tutti possono succhiare. Se la mucca muore per eccesso di sfruttamento si resta senza latte e senza mucca. Si è messa mano alla ristrutturazione dell’arenile (con problemi non di poco conto); si sta procedendo alla realizzazione della “Via del Mare” e della bretella che raggiungerà Cortellazzo (non senza polemiche). Per portare più turisti? Rispondo seccamente: spero di no. Dovranno, invece, indurre il turista a scegliere Jesolo perché raggiungibile senza ore di coda, o perché tra un ombrellone e l’altro non dovrà più trattenere il respiro.

Assessore poi vice sindaco per una decina d’anni, occupandosi di varie materie,tra cui cultura, turismo ed urbanistica. è stato fondatore e direttore de “La Voce di Jesolo”.

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