Quattro passi in vigna
Nella sua “Fisiologia del gusto” il politico e gastronomo Jean Anthelme Brillat-Savarin diceva: “Degustare un vino in convivio con un amico è godere con lui della sua felicità per tutto il tempo che è a casa nostra”.
In questi giorni in cui nemmeno fra le mura domestiche, oltre che al luogo naturale per la ristorazione, è più consentito condividere una buona bottiglia, quello che ci aiuta è il ricordo, la memoria.
Sono passati 40 anni dal mio primo incontro con il mondo del vino in forma professionale. Il primo corso di qualifica professionale per sommelier lo ho frequentato alla CCIAA di Venezia nel 1981.
Ricordo con grande nitidezza le prime degustazioni, i calici piccoli a tulipano, decisamente inadatti alla luce delle conoscenze attuali.
I vini tecnicamente perfetti ma decisamente senza carattere e personalità.
Oggi trovo nei calici, come grandissime novità, i vini “naturali” o addirittura “ancestrali”.
Vorrei con voi percorrere su queste pagine le strade che il vino in Italia, seguendo mode e tendenze, ha percorso in questi anni. Ricordandovi che la natura non fa il vino, è l’uomo che ne disegna il percorso. Lo faremo cercando i vitigni autoctoni, originari, per seguirne le tracce e scoprirne i vini. In carrozza si parte!