Protesta o indifferenza?
Spesso capita di renderci conto di quanto importanti siano persone, servizi, elementi naturali e valori quando questi ci vengono a mancare: o perché scarseggiano o perché li abbiamo messi fuori uso con i nostri comportamenti. Pensiamo all’aria e all’acqua: ne godiamo a piene mani, ne abusiamo in lungo e in largo fino a quando non ci sentiamo morire per “fame d’aria” o l’acqua ci viene razionata. Vengo al punto. Usiamo e, purtroppo, abusiamo della democrazia. Quanto sentiamo l’impegno a custodire, difendere, rinvigorire questo inestimabile valore? Abbiamo già fatto esperienza di mancanza di democrazia. Per liberare l’Italia dalla dittatura nazifascista molti nostri connazionali hanno dato la vita. Dove voglio arrivare? Al drammatico dato dell’astensione dal voto alle Europee. Sia chiaro, nessuno è obbligato a votare. Si può scegliere di astenersi.
Rispetto la scelta, ma non la condivido e la segnalo come sbagliata e, a lungo andare, dannosa per quelli che hanno votato e per coloro che si sono astenuti. La democrazia va sostenuta e alimentata sempre e nei modi adeguati a partire dall’esercizio del voto. Per apprezzare la democrazia dovremmo farla morire per soffocamento? Solo allora riusciremmo ad accorgerci della sua insostituibile preziosità? Ma l’astensione è un segno di protesta contro la politica, è la motivazione spesso accampata. Dissento graniticamente. La protesta può essere espressa, ad esempio, votando scheda bianca o barrando tutti i simboli (qui la fantasia non manca): denuncerebbe che nessuna forza politica rappresenta le mie esigenze e i miei valori. L’astensione – questa è la mia radicata convinzione – esprime indifferenza. La protesta, vitale anch’essa per la democrazia, merita uno strumento ben più efficace.