Le disabilità nascoste

Qualche tempo fa arrivavo da Roma in aereo. Per i disabili in aereo è previsto un servizio di “raccolta”, cioè una volta atterrati e usciti tutti i passeggeri, due addetti vengono a prenderci a bordo con una carrozzina fatta apposta per passare in spazi ristretti.

Quel giorno in aereo non ero sola. Una bella ragazza era seduta qualche posto davanti a me. Mi domandavo come mai aspettasse l’assistenza, visto che non sembrava avere nessun tipo di disabilità. Bella, bionda, alta, ciononostante non sembrava a suo agio. Tamburellava nervosamente sul bracciolo mentre con l’altra mano si toccava i capelli. Erano gesti ripetitivi e un po’ esasperati. Tipici gesti da nervosismo. Forse la aspettava un incontro poco piacevole. I due addetti arrivano e le dicono qualcosa in tono gentile e rassicurante. Lei non risponde, si alza e li segue. Uno di loro vorrebbe sorreggerla ma lei lo allontana con un gesto repentino e irritato.

Cammina da sola, non capisco perché usufruisce del servizio disabili. Non sembra disabile! Poco dopo la ritrovo nel bus che ci porta al terminal. Fissa un punto fuori dal finestrino ma è concentrata a passarsi la mano tra i capelli. Usciamo insieme. Ad aspettarla una coppia, forse i genitori, le sorridono, lei non ricambia, evita ogni contatto, continua a passarsi la mano tra i capelli. Incrocio uno degli addetti, anche lui la guarda, sembra a disagio. Quanti sono i tipi di disabilità? Molti più di quello che si pensa. Non tutte visibili, forse proprio  le più invalidanti, perché per proteggere chi ne soffre devono restare nascoste.

Stavolta parliamo delle disabilità psichiche: paranoie, fobie, ansie, depressioni, e nelle forme più acute, allucinazioni, paranoie, ossessioni o fobie.

Ne soffrono 17 milioni di italiani e il numero è in crescita. E’ una fatica psichica insopportabile per chi ne soffre perché la percezione di sé è negativa e limitante. La fiducia in sé stessi viene a mancare. Il mondo esterno diventa una minaccia. Ne consegue un isolamento volontario, spesso totale, e la convivenza con il resto della società, anche con la propria famiglia, viene messa in discussione. Cosa può esserci di più doloroso di sentirsi escluso, non voluto, non idoneo, sbagliato? È la tua stessa mente a creare la tua disabilità; come combattere contro te stesso per poter sopravvivere.

Sembra un dilemma impossibile da risolvere. Eppure è possibile, non facile, ma possibile. Il riconoscimento del disagio è il primo passo, la fatica di condividerlo con un bravo professionista in grado di avvicinarsi al disagio con delicatezza e rispetto, ma anche con decisione è il secondo. E’ la terza fase la più difficile: la volontà nel tempo di vincere sul disagio. E’ un cammino faticoso, ma possibile. Secondo i dati del censis l’85% dei pazienti riprende una vita normale e la mantiene.

(Redatto in collaborazione con la dottoressa Antonietta Vidotto, psicologa specializzata in psicoterapia psicosomatica)

è una donna disabile, orgogliosamente disabile viene da dire conoscendola, perché lei con molta sincerità dice: «La mia vita sulle ruote non è troppo male, anzi». Se c’è qualche cosa che non le piace è la mancanza di conoscenza da parte delle persone, che finisce per causare grandi difficoltà. Ironica, intelligente e molto sensibile, Emanuela racconterà a Vivijesolo com’è la sua vita da disabile, tra episodi divertenti e altri scomodi: perché tutto potrebbe diventare un po’ più facile se solo ci fosse un minimo di accortezza da parte di tutti. Per scrivere a Emanuela Bressan: soloabili@yahoo.it

Start typing and press Enter to search