Un inverno addormentato

Quello appena trascorso è stato l’inverno più mite dal 1960, con un aumento medio della temperatura superiore a +2° centigradi. È stato polverizzato il record del 2020 che già aveva fatto registrare un’impennata termica rispetto ai dieci anni precedenti. Sembrano sempre più lontani i ricordi di giornate di gelo, per non parlare della neve, ormai relegata solo in montagna. Chi non ricorda gli anni ‘80 quando capitava spesso di svegliarsi ad ammirare un paesaggio imbiancato, oppure gli anni ‘90 con le fontane e persino parte della laguna di Venezia congelata? In meteorologia queste sembrano  ormai delle pagine sbiadite che si perdono nella storia dei tempi, nei dolci ricordi d’infanzia a giocare con le palle di neve, di notti insonni a guardare fuori i lampioni aspettando che nevichi. Se vogliamo analizzare le cause di questo brusco cambiamento e surriscaldamento globale, basta farsi un esame di coscienza.

L’uomo è l’artefice di tutto ciò che accade su questa terra, nel bene e nel male; quello che poi accade sopra le nostre teste ne è la conseguenza. Quest’anno a livello tecnico abbiamo avuto un innalzamento della fascia di tropicalizzazione con frequenti incursioni anticicloniche di matrice Nord africana che hanno respinto tutti gli attacchi artici e continentali del “generale inverno”. Questa situazione ha dapprima stoppato tutte le perturbazioni atlantiche, causa poi di diverse giornate nebbiose, avare di precipitazioni con conseguenze persino sulla qualità dell’aria; successivamente, grazie alla spinta di masse d’aria oceanica, ha rimpinguato pluviometri, bacini e corsi d’acqua grazie a generose e spesso esagerate precipitazioni. Nota positiva in tutto questo, le abbondanti nevicate sulle Alpi, utile apporto per le riserve idriche.

Quello che ora ci si chiede è: cosa accadrà nell’immediato futuro?

Le premesse lasciano pensare ad una escalation di estremizzazione del clima con frequenti eventi atmosferici estremi alternati a fasi di stabilità atmosferica. L’aumento delle temperature medie, purtroppo, riguarda anche le acque del mare e tutto questo, a lungo andare, potrebbe innescare fenomeni molto simili a quelli dell’estate scorsa. Ma non fasciamoci la testa, c’è aria di primavera attorno a noi. Quindi proviamo a respirare profondamente e pensare positivo, perché l’ottimismo è il profumo della vita.

Mi chiamo Vincenzo Clarizia, da poco passata la soglia dei 50 anni ma solo all’anagrafe!! Si perché lo spirito giovanile me lo porto dentro da sempre, così come la passione per la meteorologia. Sin da bambino, racconta la mia mamma, preferivo prendere in mano una bacchetta di legno davanti ad una cartina geografica dell’Italia e imitare il grande Generale Bernacca come descriveva le previsioni del tempo alla TV.

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