Dalla Flute al Baloon

Sponsored

La Coppa da Champagne, la cui forma si narra sia stata dettata dal profilo del seno di Madame Pompadour, l’amante di Luigi XV, serviva ad esaltare i profumi e l’avvolgenza dei grandi Champagne dell’epoca. La morbidezza non era sicuramente pari a quella dei nostri giorni in quanto il dosaggio, quindi il residuo zuccherino, era molto superiore, quasi a renderli dolci. Ecco che la forma allargata ed ampia era adatta ad esaltare queste note. Più recentemente, con la progressiva riduzione della grammatura degli zuccheri nel “dosage de spedition”, si è cercato di concentrare i profumi su aperture e bevanti più ridotti. Oltre a ciò, la voglia di evidenziare in forma assoluta l’aspetto inconfondibile degli spumanti, il perlage, le bollicine, si sono ricercate forme allungate e strette. Nasce così la Flute, flauto in francese, che mette in risalto lo sviluppo della carbonica che si libera nel bicchiere.

Alte e sottili, con gambo o prive di stelo, le Flute hanno accompagnato per anni il sorso dei grandi spumanti, Champagne in primis, ma anche Franciacorta e Trento Doc sono stati proposti in questi calici. Ma, come tante mode e abitudini del mondo del vino, anche questa ha trovato detrattori o puristi che cercano nel più ampio Ballon, quasi da vino rosso, lo strumento per godere degli ampi profumi di un grande Champagne Millesimato. Quindi, calici con ampio bevante di capienze importanti per Bollicine prestigiose. Molto spesso relegando al consumo del meno nobile, forse, Prosecco l’uso della Flute. E la povera coppa da Champagne caduta in disuso? Perfetta per degustare vini spumanti dolci, Asti Moscato in primis.

Sommelier professionista

Start typing and press Enter to search